La legge è sparita, i dati pure: in Piemonte esplodono le dipendenze da gioco ma anche le accuse

La nota università ha raccolto dati che, secondo il PD, sono stati occultati dalla Giunta: i risultati dopo l’abolizione della legge contro la ludopatia in Piemonte.

C’era una legge. Una di quelle scomode, restrittive, che mettevano un freno al gioco d’azzardo – almeno nei luoghi più delicati. In vigore dal 2016, in Piemonte era diventata uno strumento concreto per contenere i danni di una dipendenza Ad oggi troppo diffusa. Limiti come slot machine lontane da scuole e ospedali, limiti orari, regole rigide: tutto pensato per non lasciare terreno fertile alle ludopatie. E qualcosa, in effetti, stava funzionando.

Illustrazione slot che mostra la scritta "stop" come protesta contro la ludopatia
La legge è sparita, i dati pure: in Piemonte esplodono le dipendenze da gioco e pure le accuse – artistrada.it

Poi la politica ha deciso di smontare tutto. Nuova Giunta, nuove priorità. Nel 2021 quella legge è stata cancellata, con l’idea di ridurre i vincoli per gli esercizi commerciali e semplificare l’accesso al gioco lecito. Ma a distanza di quattro anni, a parlare non sono le opinioni. Sono i numeri.

Si tratta di un’impennata che oggi sta diventando un caso politico, perché nel nuovo piano socio-sanitario della Regione quella percentuale non c’è. Semplicemente, è scomparsa. A lanciare l’accusa è il Partito Democratico, che parla apertamente di dati occultati, documenti alleggeriti e responsabilità da chiarire.

Ludopatia in Piemonte: la legge abolita e un documento ‘alleggerito’

Ad accendere la miccia è stato uno studio commissionato all’Università Bocconi dalla stessa Regione, in vista del nuovo piano sanitario. Uno studio che – secondo l’opposizione – è stato privato delle sue parti più scomode: quelle che parlano di ludopatia, disagio psichico, fragilità sociali. Quelle che potrebbero non far comodo.

Uomo che gioca alle slot
Ludopatia in Piemonte: la legge abolita e un documento ‘alleggerito’ – artistrada.it

“Il dato che riporta lo studio dell’Università Bocconi è drammatico”, tuona il consigliere Domenico Rossi. Parliamo di un aumento del +40% dei casi di ludopatia in Piemonte, proprio a partire dal 2021. Lo stesso anno in cui la Giunta Cirio ha deciso di cancellare la Legge Regionale del Piemonte n. 9 del 2 maggio 2016 che, fino a quel momento, aveva funzionato. Ma nel nuovo piano socio-sanitario, di tutto questo, neanche una riga.

Secondo il PD, i dati ci sarebbero eccome, ma qualcuno li avrebbe semplicemente tolti. Il documento consegnato al Consiglio sarebbe stato ‘alleggerito’. In effetti, a sparire sono proprio le parti più scomode: ludopatie, salute mentale, fragilità sociali.

Ma quella legge, le realtà scomode, le aveva tutelate. Tra il 2017 e il 2020, quando la legge era attiva, il volume di gioco in Piemonte è crollato: meno 272 milioni, poi meno 225, poi meno 77 fino al tracollo del 2020, con –2 miliardi di euro giocati. E anche le persone in cura per dipendenza erano diminuite: –20%. Un trend virtuoso che si è fermato nel momento esatto in cui la norma è stata abrogata. Dal 2021, tutto torna a salire: +336 milioni di euro giocati in un solo anno.

“Chiediamo chiarezza, subito”, insiste Rossi. “Vogliamo sapere chi è stato colpito, se si tratta di gioco online o fisico, e cosa intende fare la Regione per arginare una situazione che sta distruggendo famiglie e colpendo i più fragili”. Per ora, però, la risposta è il silenzio. A rimanere nero su bianco sono solo numeri ignorati e accuse che iniziano a diventare ingombranti.

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