Zona archeologica di grande importanza con reperti forse anteriori al periodo protovillanoviano. La sola  necropoli, ben organizzata, vastissima e ordinata, ci parla di un popolo, ma é ancora piena di enigmi difficili da spiegare. Da dove sono giunte le genti che popolarono la necropoli? Chi erano?
Nessuno scheletro ci consente di stabilire se si trattava di indo-europei o autoctoni. Dopo il rigoglioso  preistorico sovraggiunge un lunghissimo intervallo, di cui non abbiamo piu notizia, fino alla conquista da parte di Roma. Infatti prima che ad Urbisaglia, Roma aveva messo piede a Colmurano e da quassu | primi romani si diffusero e scesero ad Urbisaglia.

C’é una localita chiamata “Castru Vecchiu” ed é li che probabilmente fu il primo nucleo, al confine con la  vecchia necropoli. Con la nascita di Urbis Salvia tutto  cambia e Colmurano ne diventa un pagus; di quel  periodo conserva ancora l’origine del nome che deriva  dalla fusione del termine “Colle”, con un nome  personale romano, probabilmente Murius,  utilizzato come aggettivo ed indicante il proprietario  della zona. Fu poi sottoposta per vari secoli a  Tolentino che ne controllava l’elezione del Podesta e  dei Priori. A testimonianza della formazione  medievale restano ancora tratti di mura castellane  risalenti ai secoli XIV e XV, rafforzate da bastioni e da un torrione a difesa della Porta di San Rocco, ultima rimasta degli accessi cittadini.
L‘’ARTE
Tra le testimonianze artistiche di maggior rilievo é da ricordare la Chiesa di San Donato, ricostruita nei primi  decenni del secolo scorso, dall’’Architetto tolentinate Giuseppe Locatelli. A piante centrale, conserva una  porticina di reliquario, per la quale fu utilizzato un piccolo stendardo ligneo, rappresentante la Crocefissione  con la Madonna e San Giovanni, attribuito a Nobile Da Lucca (Fine sec. XV prima meta sec. XVI) che fu  capostipite della scuola pittorica caldarolese. La Chiesa della SS. Annunziata, si distingue per il portale in cotto  decorato con motivi floreali e per la presenza nella facciata di pregevoli bacini maiolicati risalenti alla  fine del 300 e alla prima meta del 400. All’interno della nicchia dell’altare di sinistra un pregievole affresco riguardante il presepio attribuito a Giovanni Andrea De Magistris di Caldarola che lo esegui nel 1560. Sullo  strombo della nicchia, da sinistra, un Santo Papa, la Circoncisione, I’Incoronazione della Vergine, la Visita di Elisabetta ed una Santa Martire. Da ricordare, infine, nei pressi della porta omonima, la Chiesa di San Rocco,  anticamente rifugio dei pellegrini. Sull’altare un affresco fatto eseguire da giovani del paese nel 1536, raffigura la Madonna in trono con ai lati San Donato e San Rocco.