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Troppe consegne a domicilio: arriva la tassa che colpisce i clienti

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Negli ultimi anni i rider che girano per le strade si sono moltiplicati e questo non è un bene per nessuno. Come mettere un freno al fenomeno? Tassando i clienti!

Fino ad una decina di anni fa circa, se volevamo una pizza o del sushi o qualunque altra cosa a domicilio o andavamo noi al ristorante e portavamo a casa il cibo oppure ci veniva consegnato da personale assunto dal locale stesso. Negli ultimi anni, invece, non funziona più così.

Troppe consegne a domicilio: arriva la tassa che colpisce i clienti/artistrada.it

Le consegne a domicilio sono state affidate a società esperte come, ad esempio, Glovo o Deliveroo che, attraverso riders – pagati in base a quante consegne fanno – ci portano a casa tutto quello che vogliamo, a qualunque ora del giorno, 7 giorni su 7. Una bella comodità vero?

Mica tanto se guardiamo il fenomeno da un altro punto di vista. In primis maggior traffico per le strade con rider che, per consegnare più in fretta che possono, guidano in modo spericolato mettendo a rischio se stessi e gli altri; in secondo luogo, per rispondere ad un numero crescente di richieste di consegne, anche la qualità del cibo e delle materie prime utilizzate si è abbassata.

Infine non dimentichiamo il fatto che, per poter produrre più cibo possibile senza rimetterci, non solo viene abbassata la qualità ma, molto spesso, vengono sottopagati i dipendenti. Come mettere un argine a questo fenomeno che continua a crescere? Con una tassa: non ai ristoratori ma ai clienti.

Addio consegne a domicilio: arriva la tassa per i clienti

Farsi consegnare cibo a casa, un tempo, era un’eccezione. Oggi è diventata la regola. Non hai voglia di cucinare? Nessun problema: ci pensa Glovo a portarti a casa una bella pizza. Ma cosa si nasconde dietro quella pizza? L’esplosione del delivery non è un bene per nessuno. Per questo qualcuno propone d’introdurre una tassa.

Addio consegne a domicilio: arriva la tassa per i clienti/artistrada.it

Il modo migliore per disincentivare qualcuno a fare qualcosa è tassare quella cosa che vorrebbe fare. Se io voglio comprare un formaggio estero ma per farlo arrivare a casa mia devo pagare il sovrapprezzo dei dazi, va da sé che molto probabilmente rinuncerò e acquisterò un formaggio locale.

Qualcuno propone di fare lo stesso per il deliveri: introdurre una tassa che comporti una maggiorazione su ogni consegna in modo che le persone si mettano un freno e la smettano di ordinare a questi ritmi incalzanti. Come abbiamo visto, infatti, l’esplosione di queste consegne a domicilio non sta portando a crescita ma solo a maggiore sfruttamento dei rider e maggiori rischi per le nostre strade. Senza contare all’abbassamento della qualità del cibo per poter stare al passo con gli ordini.

Se un piatto deve essere cucinato in mezz’ora ma ci sono 50 consegne, va da sé che verrà cucinato in metà tempo con rischi per la salute. Se per cucinare un solo piatto un cuoco può usare materie prime pregiate, non potrà farlo se i piatti da cucinare diventano 50. Pertanto, secondo alcuni, far pagare una tassa ai clienti che ordinano cibo da asporto, potrebbe mettere un argine a questo fenomeno. Al momento, però, dal Governo non è arrivata nessuna conferma.

Samanta Airoldi

Sono Samanta, sono nata a Genova ma vivo a Milano da molti anni. Ho conseguito Laurea specialistica e Dottorato in Filosofia Politica e svolgo il lavoro di redattrice dal 2015. Ho pubblicato alcuni libri di Filosofia Politica in chiave "pop" e, nel corso di questi anni, ho lavorato per diversi blog. Mi sono sempre occupata, principalmente, di Politica ed Economia ma, talvolta, anche di lifestyle, benessere e alimentazione vegana essendo io stessa vegana. Le mie passioni principali sono proprio la Politica e l'Economia ma mi interessa anche il settore del benessere.

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